Sicuri si nasce 1 - ICS 43mo TASSO - SAN GAETANO

Incontro 28 Marzo 2023

ICS 43mo TASSO - SAN GAETANO

Classi 2 

30 partecipanti tra gli 11 ed i 12 anni + 4 professoresse

Durata: 1,5 ore

Testimonianze: Giovanni Durante (Associazione Annalisa Durante)

 

Uno spazio enorme questa volta, un Auditorium, un palco, uno schermo e un microfono e poi tante sedioline rosse.

Troppo grande, lo sappiamo tutti, ma purtroppo quello piccolo non era pronto.

In uno spazio così grande chiunque si sente piccolo, figuriamoci dei bambini.

Sono un po’ preoccupata che non riusciremo a tenerli incollati a noi, ai nostri racconti, che intimiditi non parlino, che spavaldi non ascoltino.

Eh si sono un po’ preoccupata anche se la professoressa Paladino, ex studentessa dell’Orientale che ci ha accolto con grande gentilezza, riesce a dare serenità a tutti.

Entrano i primi ragazzi, sembrano ragazzi, ma in realtà sono ancora bambini, una prima media, da poco usciti dalle elementari, ma già vestiti da ragazzini e ragazzine. I loro volti però chiariscono subito che sono dei bambini.

Entra il secondo gruppo e l’impressione resta la stessa.

‘Allora bambini ora vi darò un superpotere’.

Si accendono. Eccoli i bambini, basta una penna con un superpotere e si accendono.

‘Professorè ma che è il superpotere dell’indifferenza?’

‘E’ che quando uno è sensibile diventa indifferente e così non gli fanno male.’

‘Allora mi piace.’

‘Io professorè vorrei il superpotere azzurro Napoli.’

‘Ma quanto si scemo, mica i superpoteri vanno a colori’ risponde una bambina affianco.

‘E che so in bianco e nero?!’ Rincara un altro.

E io mi trovo di nuovo a ascoltarli incantata per la velocità di pensiero.

Allora sentiamo la storia di Rosario, un bambino come loro che è dovuto crescere andando controcorrente.

Sono in silenzio, ascoltano, giocano con la penna e il click click accompagna l’audio, ma non dà fastidio, non li distrae.

Al termine Giovanni, il papà di Annalisa Durante, vittima innocente a 14 anni della camorra, gli racconta la sua storia, si commuove e ci commuoviamo tutti, tranne i bambini. I bambini forse non possono sapere cosa significa perdere un figlio.

E poi ne discutiamo. Raccontiamo la storia di Francesco Pio di 18 anni ucciso a Mergellina da un ragazzo di 20. E ne discutiamo.

‘Chi è il colpevole?’

‘Chi ha sparato.’

‘Solo lui? O meglio, la responsabilità è solo sua?’

‘Pure della madre e del padre.’

‘Ma il padre non ce l’avevano nessuno dei due assassini. Ambedue i padri sono stati uccisi in un agguato di camorra.’

‘Sempre è colpa loro, non gli hanno dato l’esempio.’

‘E poi una mamma non si accorge che il figlio esce con la pistola?’

‘Ci sono altri responsabili?’

Niente. Si capisce dagli sguardi che ci provano a cercare altro, ma non ci riescono.

Le istituzioni per loro non esistono. Esistono solo i genitori.

Sentiamo la storia di Sveva.

Una storia sui pericoli in rete. Sembrano un po’ distratti.

La sentono e non si sentono troppo coinvolti, perché anche loro pensano di essere invincibili, di essere troppo forti, intelligenti e furbi per cadere nei tranelli della rete.

Raccontano che anche a loro arrivano catene che minacciano la morte imminente se non si passa parola, video che fanno paura e qualche challenge. Anche quel tipo con la faccia da Topolino, o forse Pluto che ti sfida.

Loro lo dicono subito ai genitori, oppure li bloccano, loro non ci cascano.

‘Secondo voi Sveva era una bambina fragile?’

‘No, no. Era forte.’

‘E allora perchè a voi non può succedere?’

‘Perché io glielo dico a mia mamma.’

Finisce presto questo incontro, ci scrivono quello che preferiscono e poi hanno il quadernino.

E’ la prima volta che vedo i ragazzini così felici per questo quadernino.

Giovanni mi dice ‘Ua, ci posso scrivere un sacco di cose, spero che non finisce mai!’ Allora il suo amico affianco mi guarda con intesa, perchè Giovanni è un bambino fragile, e mi dice in un orecchio ‘lui ne vorrebbe tanto un altro’. E allora io gliene do un altro e Giovanni esclama sorridendo con tutti i denti in vista ‘e mo non mi finisce mai!’

Carmine, che è stato un perno dell’incontro, prima di andar via si avvicina e mi dice ‘professorè ne posso avere uno per mia mamma?’ ‘E certo Carmine, portaglielo da parte nostra e fagli i complimenti per suo figlio.’ Lui mi guarda e sorride vergognoso, perchè è un bambino.

Quanto sono belli! 

Noemi con la faccina piena di lentiggini, piccola piccola che scrive sul suo quadernone grande grande rispetto a lei poggiato sulle gambe.

Cristian con il ciuffo lungo davanti agli occhi.

Andrea dritto sulla sedia con i suoi occhiali seri.

E Luca che mi chiama, che mi parla, che mi dice che lui non ha nessun superpotere vero. E io d’istinto dico che 'non è possibile, ognuno ha il suo superpotere’.

‘Professorè vo giuro io nun o teng.’

‘Luca, nun po esse.’

Cercalo Luca, il tuo superpotere, cercalo e usalo, perchè ne sono certa che ne hai uno bello grande.

E poi la professoressa attira la mia attenzione perchè tutti in fila aspettano di salutarmi e come se fossimo fuori ad un treno camminando camminando con la mano mi salutano ‘Professorè ciao’.

Ecco arrivato il momento dei loro scritti e arriva, come al solito, qualche sorpresa.

La prima è che mi sorprendo a leggere che la loro insicurezza non arriva oggi tanto dall’essere in strada ma dai loro coetanei che stanno in strada con loro. Non mostrano una grande paura dell’adulto ma più dei ragazzi stessi, addirittura degli amici.

Infatti alla domanda ‘Quando sei per strada con i tuoi amici ti senti sicuro?’ C’è chi risponde: ‘No, perchè mi sento preso di mira’, oppure ‘In questa vita essere sicuri al 100% è un po’ difficile’, fino a chi scrive ‘no perchè i miei amici (alcuni) scendono con delle armi e fanno i dispetti.’

Quest’ultima frase mi fa impressione, perchè mostra che sono grandi tanto da scendere con le armi e poi sono piccoli perchè come i bambini fanno i dispetti.

E’ un po’ come questi bambini che sembrano grandi a vedersi e poi quando sorridono scoprono le fossette sulle guance.

Alla domanda sulle armi poi rispondono in gran parte che ne hanno paura e poi qualcuno scrive: ‘dipende se ce l’ho io mi dà sicurezza, se ce l’ho puntata no’.

Online invece tutti non si sentono sicuri in questo gruppo di bambini anche perchè come dice qualcuno: ‘perchè nel 2023 niente è sicuro’.

Anche chi racconta la sua storia parla di atti di bullismo o di prepotenza di coetanei.

Esco un po’ stranita dalla lettura dei loro scritti, ma per fortuna c’è chi scrive: 

‘Io sono una bambina gentile’, chi ’La mia vita è proprio felice, i miei genitori non mi fanno mancare niente e io gli voglio molto bene’. Per fortuna leggo i bambini che ho visto per due ore e arriva sempre lo stesso pensiero esclamativo che oramai chiude tutti gli incontri: ‘che grande patrimonio abita in questi ragazzi, se solo sapessimo valorizzarlo!’

Grazie ai bambini per aver partecipato in modo così attento e gentile. 

Grazie alla professoressa Paladino per aver creduto in Tanto ho le cuffie. Grazie alle professoresse Gigante, Montesano, Rescigno e Schipani per aver accompagnato e seguito con garbo e considerazione i bambini e per averli resi liberi di esprimersi.

Grazie a Giovanni Durante per aver condiviso con noi la sua triste storia con emozione e all’Associazione Annalisa Durante, con il suo volontario Salvatore, per il lavoro che hanno fatto con noi e che fanno ogni giorno sul territorio.

 

Grazie grazie grazie

Fabiana Sciarelli

 

Tanto ho le cuffie, Ognunə ha la sua storia … e ogni storia merita di essere raccontata!

#tantoholecuffie #targetminori #ognunəhalasuastoria #unior

*’Tanto ho le cuffie. Ognuno ha la sua storia’ è un progetto di PE dell’Università L’Orientale di Napoli, volto alla sensibilizzazione civica di giovani, adulti e istituzioni sui diritti dei minori, in collaborazione con la Notte Europea della Ricerca. 2022 e con Made in earth Onlus - Un Sorriso per tutti

Data di ultimo aggiornamento: 09 Gennaio 2024