
Incontro 28 Febbraio 2023
IIS Vittorio Emanuele Napoli
Classi 3
60 partecipanti tra i 16 ed i 18 anni + 4 professoresse
Durata: 2 ore
Testimonianze: Avv.ssa Viviana Iacovelli - Associazione Spazio Sincronie, Associazione FAC, Hype - Hub for Young Psychological (E)health
L’incontro è iniziato come al solito: i ragazzi si sono accomodati come sempre chiacchierando, a volte ad alta voce, facendo rumore nello spostare le sedie, sorridendo e un po’ irridendo quello che sarebbe successo.
Una serie di ombre nere, con capelli scuri, abiti scuri, volti lontani si è accomodata.
E così iniziamo con le penne dei superpoteri, qualcuna chiede di cambiare il superpotere che le è capitato, qualche altro commenta ‘Ua pe comm sto oggi, me servisse proprio’, tutti chiedono ai loro compagni che superpoteri hanno avuto.
Poi capiscono ch quel superpotere gli servirà per scrivere ed affrontano le prime domande.
Si guardano, ridono, copiano, come se ci fosse un giudizio. Non vogliono scrivere che non sanno, ma in realtà non sanno.
E tra un risolino e l’altro, una battuta e l’altra, uno sbadiglio e l’altro, consegnano le prime risposte. Semplici, efficaci.
‘Cosa è la violenza?’ recita la prima domanda. La risposta che qualcuna/o dà è dritta: ‘fare del male alle persone’.
‘Cosa è la violenza di genere?’ ‘Questa non la so’, incredibilmente molti non sanno.
‘Cosa sono i centri antiviolenza?’ E qui si spazia da: ‘Sono dei centri in cui le donne subiscono violenza’, risposta che provoca un sorriso, perchè è chiaro che non voleva dire quello che ha scritto; a ‘Io non lo so e il fatto di non sapere cosa sia mi fa pensare a tutte le persone che subiscono violenza e non sanno come uscirne, quindi credo che la divulgazione di come comportarsi in queste situazioni sia importante attraverso la scuola’ risposta che ci rincuora, perchè ci dice che stiamo facendo una cosa giusta, necessaria; a ‘Mia mamma ci va’, e così arriva il primo colpo al cuore. C’è una storia di violenza in questa aula.
Poi chiedo 10 minuti di silenzio per ascoltare la storia di Lara.
Fanno silenzio. Mantengono il silenzio per tutta le durata della storia, un silenzio che si fa sempre più pesante, più netto.
C’è chi si asciuga in modo molto pudico gli occhi, magari con il terrore che coli il mascara, c’è chi sorride e ride ascoltando la storia, ma non perchè non l’abbia capito, perchè forse quella storia la metteva in difficoltà e non si può a quell’età mostrare troppo le difficoltà agli altri.
La storia di Lara è una storia difficile, una storia in cui una minore, più o meno dell’età dei ragazzi che l’ascoltano, ha dovuto prendere una decisione complicata, una decisione con risultati incerti, una decisione rischiosa ma necessaria per proteggere la sua famiglia, o quella che riteneva tale. Lara ha denunciato il padre.
Una storia di violenza.
Al termine del racconto il silenzio è diventato una pietra, un masso posato lì al centro della sala conferenze dell’Istituto.
E così abbiamo iniziato.
'Ragazze di chi è la colpa?’
E si leva quasi un coro: ‘Della madre’.
E così abbiamo iniziato a lavorare, a ragionare insieme sulle colpe, sui giudizi, sulla condanna e sull’indulgenza e poi sugli aiuti, sulle esperienze, sui servizi sociali.
‘Professore’ ma veramente i servizi sociali se io dico che mio padre è nervoso mi portano via?’
E poi le due ore sono passate con le ragazze che ancora chiedevano, che non sono uscite di corsa. E i ragazzi che facevano un po’ gli smargiassi ‘A me nun po’ capità mai’.
Abbiamo chiuso dicendo quindi, ‘nessuno si senta esente, nessuno si senta tanto forte da escludere il dolore, nessuno si senta escluso dalla possibilità di amare un mostro, perchè i mostri spesso sono travestiti da principi azzurri, da padri o da madri modello, e poi, come nella storia di Lara, … è un attimo e si scatena l’inferno.
E poi come al solito, svuotata come la quiete dopo la tempesta, una volta a casa leggo i loro scritti per vedere se è servita tutta questa fatica emotiva.
E anche questa volta capisco che è servita.
C’è chi ci dice che le storie possono indicare una strada centrando uno dei punti del progetto, chi ci dice che ‘non riesco precisamente a parlare della mia storia, ma posso dire che è una storia molto pesante, piena di paura ma anche con molto coraggio’. C’è chi ci racconta che sta soffrendo, chi che ha una storia che potrebbe essere utile agli altri, chi lascia i fogli in bianco. Chi ci dice che ha subito violenza (psichica) in famiglia, che le fa bene parlarne, che la sua storia può essere utile perchè ‘può mostrare a tutti come sia possibile affrontare anche le cose più complicate. Ma in fondo non è finita’ termina, quindi, guardando avanti, vedendo in lontananza tutte le cose belle che devono ancora arrivare.
E poi Carmela mi regala un sorriso liberatorio, rispondendo alla domanda su instagram con il suo nick name e tra parentesi '(casomai seguimi)’!
E’ certo Carmela, ti seguirò.
Grazie ragazzi, grazie professoresse, grazie Viviana, grazie Valerio, grazie all’Università L’Orientale di Napoli che crede in questo progetto un po’ strano ma che sono certa, come già sta facendo, porterà piccoli risultati sociali, quelli più belli, quelli per cui tutti dovrebbero battersi un po’ di più.
Grazie grazie grazie
Fabiana Sciarelli
Tanto ho le cuffie, Ognuno ha la sua storia … e ogni storia merita di essere raccontata!
#tantoholecuffie #targetminori #ognunƏhalasuastoria #unior
*’Tanto ho le cuffie. Ognuno ha la sua storia’ è un progetto di PE dell’Università L’Orientale di Napoli, volto alla sensibilizzazione civica di giovani, adulti e istituzioni sui diritti dei minori, in collaborazione con la Notte Europea della Ricerca. 2022 e con Made in earth Onlus - Un Sorriso per tutti.