
In occasione della pubblicazione della traduzione italiana del suo saggio Microfascismo: Genere, Guerra e Morte (Castelvecchi 2024), Jack Bratich docente di Journalism and Media Studies presso la School of Information and Communications della Rutgers University (USA) discute del rapporto tra le forme novecentesche del fascismo e quelle che si manifestano nei movimenti di estrema destra in rete. Femminicidi, stragi razziste, attentati antisemiti e crimini d'odio sono eventi sempre più frequenti, che accompagnano l'ascesa dell'estrema destra reazionaria in tutto il mondo. Che si tratti di neofascismo, alt-right o populismo autoritario, sta prendendo forma un corpo collettivo violento ancor prima di diventare riconoscibile in un movimento, un partito, un regime. L'inferiorità biologica della donna rivendicata dagli incel, il cospirazionismo di QAnon, il culto della violenza bellica del suprematismo bianco sono esempi della pervasiva presenza di «microfascismo» nelle nostre vite, le cui radici risalgono alle illusioni di un soggetto che immagina di essere artefice della propria origine e interamente padrone del proprio destino, all'utopia astratta di una «sovranità autogena». Ma il fascismo di tutti i giorni è tanto fragile quanto l'ordine immaginario su cui poggia. All'odio e al disprezzo che si manifestano nei nostri comportamenti quotidiani può porre rimedio un antidoto «micro-antifascista», un insieme di azioni individuali e collettive in grado di disinnescare il desiderio innato di dominio con pratiche sperimentali di cura, collaborazione e condivisione. Introduce Tiziana Terranova. Respondent Miguel Mellino.
L'evento è parte del calendario di eventi organizzati dal Centro di Ricerca Interuniversitario sulle Tecnoculture Transnazionali (CRiTT) per il Dottorato in Studi Internazionali.