Azienda Agricola S. Cecilia e Petruccia

Il complesso dei fondi rustici di proprietà dell’Università degli studi di Napoli l’Orientale, localizzati nel triangolo Battipaglia-Pontecagnano-Eboli, trae origine dal patrimonio dell’antica Congregazione della Sacra Famiglia di Gesù Cristo, detta anche Collegio Convitto e Seminario della “Sacra Famiglia di Gesù Cristo dei Padri Cinesi di Napoli”, più brevemente detta “Collegio dei Cinesi di Napoli. Nel 1868 assunse la denominazione di Collegio Asiatico di Napoli, per poi prendere il titolo di Regio Istituto Universitario Orientale (Legge 5873 del 27 dicembre 1888) e divenire successivamente Istituto Universitario Orientale. A conferma di ciò l’art. 242 del T.U. delle Leggi sull’istruzione Superiore approvato con R.D. n. 1592 del 31.8.1933, riporta che il patrimonio dell’Istituto Universitario Orientale è costituito “...dai beni di qualsiasi natura già appartenenti all’Antico Collegio dei Cinesi e ad esso assegnati dalla legge n. 5873 del 27/12/1888 e da qualsiasi altro cespite che gli potrà in seguito pervenire ...”.

La provenienza della quasi totalità dei fondi rustici dell’Orientale risale agli anni 1743 – 1775, infatti nel 1734 con l’entrata in Napoli delle truppe spagnole di Carlo di Borbone - per cui Napoli recuperò lo status di regno - il Collegio, inaugurato con la Nuper pro emanata dal papa Clemente XII Corsini il 7 aprile 1732, attraverso il suo fondatore Matteo Ripa fu costretto a chiedere aiuto economico a Papa Benedetto XIV Lambertini, il quale con la bolla In sacro del 31 agosto 1743 dotò l’istituzione di un beneficio ecclesiastico, S. Pietro Apostolo in Eboli, la cui rendita era valutata a 1.700 ducati annui.

A questa concessione altre se ne aggiunsero in seguito: due bolle pontificie, emanate dal papa Clemente XIII Rezzonico, la Quanta Ecclesiæ Dei del 24 aprile 1760 e la Docendi omnes del 13 agosto 1764 che arricchirono, il Collegio dei Cinesi di nuove entrate (tenuta di S. Pietro a Colonnello detta volgarmente la Petruccia) valutate a 1.200 ducati; mentre la bolla Præ cæteris del 23 luglio 1775, portante il sigillo di Pio VI Braschi, assegnava alla istituzione l’intero ammontare delle rendite dell’abbazia di S. Maria Madre di Dio.

Con rescritto del 24 novembre 1781 Ferdinando IV di Napoli confermò il conferimento di Papa Clemente XIII al Collegio dei Cinesi, mentre con risoluzione sovrana in Consiglio dei Ministri del 23.8.1815 Re Ferdinando IV di Napoli riconfermò la concessione al Collegio di tutti i beni dell’Abazia di san Pietro Apostolo.

Queste dotazioni, che alla fine ammontavano ad una superficie di quasi milletrecento ettari - il cui scopo era quello indicato e voluto dai pontefici a partire da Benedetto XIV, di ammettere nel Collegio dei Cinesi, anche alunni cattolici provenienti da tutte le regioni dell’Impero Ottomano – evitarono la soppressione del Collegio dei Cinesi e della congregazione religiosa della Sacra Famiglia di Gesù Cristo. Infatti, il Collegio, oramai autosufficiente dal punto di vista economico e in quanto “semenzaio d’interpreti e di missionari indigeni» che avrebbero potuto, una volta ritornati nel loro paese, fare buona pubblicità per l’Italia” riuscì ad evitare gli effetti della legge del 7 luglio 1866, n. 3036, che sopprimeva gli ordini e le congregazioni ecclesiastiche, incamerandone i beni.

Le rendite di quelle terre consentirono la trasformazione del Collegio dei Cinesi nel laicizzato Real Collegio Asiatico, inaugurato come detto il 25 novembre 1868, allo scopo di offrire ai giovani provenienti da tutte le regioni d’Italia, oltre all’insegnamento del cinese parlato, quello della lingua russa e della lingua inglese, nonché di pagare il personale docente, tecnico, amministrativo e ausiliario del Regio Istituto Orientale – sorto con legge n. 5873, pubblicata sulla «Gazzetta Ufficiale» del 27 dicembre 1888 – fino al dicembre del 1957 quando con legge n. 1210 del 3 dicembre dello stesso anno passarono a carico dello Stato.

Nello specifico, alla fine degli anni ottanta i fondi agricoli di proprietà dell’Orientale erano quelli di “Fontana di Fico”, situato nel territorio di Pontecagnano, e le Aziende agricole di “Le Filette” e “Santa Cecilia e Petruccia” situate nel territorio di Battipaglia, in località denominata “Cinesi”. Nel 1991, l’Orientale mettere in vendita una porzione delle sue proprietà per acquistare un’altra sede su Napoli per garantire spazi e aule agli studenti, in numero sempre crescente di anno in anno.

Attualmente i terreni di proprietà dell’Orientale sono:

  1. il lotto “S. Cecilia” composto da 28,67 ettari a cui si aggiunge un appezzamento detto ex agrumeto di 11,26 ettari;
  2. altro appezzamento del lotto “S. Cecilia” composto da 135,88 ettari;
  3. il lotto n.5 denominato “Petruccia 2” e le zone paludose confinanti, per complessivi 140,04 ettari;
  4. il lotto n.4, denominato “Petruccia 1” di 60,26 ettari e l’appezzamento n. 23 della zona paludosa di 5,75 ettari;
  5. il lotto n. 2, denominato “S. Pietro 1” di 66,57 ettari.