
L’umorismo nel panorama letterario ispano-americano, benché da sempre presente, per lungo tempo non ha goduto di grande considerazione tra autori e studiosi. Tra le principali ragioni di tale scarsa popolarità, la convinzione espressa, tra gli altri, da Vargas Llosa negli anni Sessanta, che le condizioni dei paesi ispano-americani contraddicessero l’umorismo e, che per dar conto dei gravi problemi politici, economici, sociali e culturali del continente, fosse necessario essere rigorosamente seri.
In realtà, proprio le difficili condizioni che l’America Latina ha conosciuto nel corso della sua storia rendono l’umorismo una strategia testuale che può rivelarsi estremamente proficua, perché l’umorismo è allo stesso tempo uno strumento di sfida del reale, di smascheramento e demitizzazione ma anche uno mezzo per difendersi da esso. Lo humor, infatti, attraverso l’assurdo, il controsenso, il paradosso, la dismisura e il ridicolo propone una visione insolita, straniante della realtà, che ne rivela i lati oscuri, quelli risibili e le fallacie, e così facendo ne incrina le basi, attenta a chi pretende di esercitare un’autorità, mina le istituzioni e coloro che le rappresentano, mette in discussione concezioni morali, religiose, politiche, culturali considerate prestigiose e, non da ultimo, permette di sorridere di sé stessi, in quanto individui o membri di una comunità. Allo stesso tempo, l’umorismo consente di difendersi da pressioni troppo gravose, perché la sua essenza, come ha argomentato Freud nei suoi scritti dedicati al tema, consiste in un risparmio del dispendio psichico, di sentimenti quali la sofferenza, l’angoscia, l’orrore, l’indignazione. Infatti, l’umorista trasforma tali sentimenti in piacere umoristico, attutendo così la violenza della realtà, sdrammatizzandola in un sorriso senza minimizzarla. È per questo che l’umorismo può essere descritto come «la sonrisa de una desilusión», come recita il titolo di un’opera dello scrittore messicano Guillermo Espinosa Estrada.
Non è un caso che le strisce umoristiche di Mafalda, «la bambina contestataria», come la definì Umberto Eco, che rileva i mali del mondo e che vorrebbe sanarli, siano nate in Argentina. Ma, soprattutto, Non è un caso che Roberto Bolaño — lo scrittore che forse più di ogni altro negli ultimi decenni ha esplorato il tema del male e della violenza — abbia fatto ricorso all’umorismo sin dai suoi primi scritti, da La literatura Nazi en América, che gli diede la fama. In quest’opera, che già nel titolo evidenzia una intenzione umoristica, lo scrittore cileno si confronta con il fallimento sociale delle avanguardie, a cui prese parte, con il fallimento della sua generazione, di coloro che sono diventati adulti negli anni Settanta, autori di sforzi letterari immensi quanto inutili, se non drammaticamente controproducenti, e li mette in scena con sguardo critico e partecipe allo stesso tempo, privo di sarcasmo demolitore. Come Roberto Bolaño, numerosi altri autori contemporanei hanno adottato sempre più l'umorismo, nei suoi diversi gradi, come strategia testuale e atteggiamento nei confronti della realtà e della vita.
Il Convegno si propone di esplorare la produzione umoristica latinoamericana, per arrivare a comprendere se esista un peculiare umorismo latinoamericano tanto dal punto di vista del contenuto quanto dal punto di vista tecnico e linguistico.