
Lo scrittore e sceneggiatore ungherese László Krasznahorkai (n. 1954) ha vinto il premio Nobel per la Letteratura 2025. La motivazione dell’Accademia di Svezia per l’assegnazione del prestigioso riconoscimento a Krasznahorkai è: «Per la sua opera avvincente e visionaria che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte».
Nato a Gyula nel 1954, Krasznahorkai è tra le voci più intense della letteratura contemporanea europea e considerato uno dei massimi scrittori ungheresi contemporanei. Autore di romanzi come Satantango (1985), da cui è stato tratto un film nel 1994 del regista Béla Tarr (con cui ha collaborato a lungo), Melancolia della resistenza (1989), Guerra e guerra (1999), Seiobo è discesa sulla Terra (2008), Il Ritorno del Barone Wenckheim (2016), Herscht 07769 (2021), è tradotto in più di 40 lingue e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio SWR Bestenliste (1993), il Brücke Berlin (2010), il Premio Internazionale Man Booker (2015) e il Premio Kossuth (2004), la massima onorificenza dello Stato ungherese, conferita in riconoscimento dell’impegno nella coltivazione e nella promozione della cultura ungherese.
Con la sua scrittura estremamente meticolosa e precisa, caratterizzata da lunghi periodi privi di punteggiatura tradizionale e da una densità ipnotica, costruisce un ritmo unico e riconoscibile. Attraverso racconti intensi e visionari, ambientati spesso in luoghi periferici o sospesi, Krasznahorkai esplora il caos, l’alienazione e le tensioni storiche della società ungherese e universale, catturando l’angoscia e la complessità dell’esistenza umana. La scrittrice e intellettuale statunitense Susan Sontag lo ha descritto così: «È il maestro ungherese dell’apocalisse che suscita paragoni con Gogol e Melville».
Krasznahorkai è il secondo scrittore ungherese a vincere il Premio Nobel per la Letteratura, dopo Imre Kertész (1929-2016) nel 2002.
L’intera comunità dell’Università di Napoli L’Orientale si unisce con entusiasmo alla celebrazione di questo riconoscimento, il quale conferma la vitalità e la forza della letteratura come forma di conoscenza, resistenza e dialogo fra le culture.