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Palazzo Du Mesnil

Palazzo Du Mesnil

Nel secondo Ottocento, dopo l'Unità, la politica urbanistica napoletana si pose il problema della sistemazione della Riviera di Chiaia e del Lungomare. Le opere pubbliche da realizzare furono appaltate dai baroni belgi Oscar e Ermanno Du Mesnil, mentre i lavori si avviarono agli inizi degli anni 70 e si completarono nel 1883.

I Du Mesnil avevano anche ottenuto una larga disponibilità di suoli edificatori, per cui promossero interventi edilizi di grande portata: alberghi di baso, grandi condomini per residenze dell'alta borghesia. Verso la fine di Via Chiatamone ai numeri 61 e 62 fu costruito un edificio di minori dimensioni, realizzato con molta attenzione architettonica e con ricchezza di particolari decorativi e costruttivi, utilizzando pietra importata da Malta, e molto probabilmente maestranze belghe. L'edificio aveva sontuosi interni, boiseries, ricche decorazioni dorate, camini marmorei, affreschi (di cui resta quello del grande Salone.

Sia gli esterni che gli interni dell'elegante palazzo rispondevano complessivamente ad un misto francese di tardo Ottocento, in cui si intrecciavano motivi architettonici e decorativi anche diversi tra loro. L'elegante costruzione fu progettata dall'architetto Arrougé per Oscar Du Mesnih che infatti, in una Guida del 1887 — segnalata da C. Knight — risultava abitante al Chiatamone "in palazzo proprio". Pare che egli talvolta ospitasse l'Imperatore Leopoldo del Belgio che navigava in incognito nel Mediterraneo.

Complessi sono poi i successivi passaggi di proprietà del pregevole immobile, come non del tutto ricostruibili sono le parziali perdite di decorazioni, la asportazione di pannelli dipinti e di qualche non tenue degrado complessivo.

A tutto ciò ha fatto fronte in modo significativo un impegnativo restauro promosso dalla Società Italgrani negli anni 1990-1994. Non si è potuto certamente ricostruire il patrimonio originario di opere artistiche, ma si è efficacemente restituito all'edificio il senso dell'originaria ricchezza.

Nell'anno 2000 l'edificio è divenuto in via definitiva di proprietà dell’Università di Napoli L’Orientale già Istituto Universitario Orientale: vi sono allocati il Rettorato, la Direzione Generale e il Sistema Museale di Ateneo, comprendete il Museo Umberto Scerrato e il Museo della società Africana d’Italia.