Nel 1506 Giovanni di Sangro di Vietri con la moglie Andreina Dentice comprarono un gruppo di case nel luogo dove attualmente sorge il Palazzo, nel Seggio di Nilo, un quartiere dalla fisionomia nettamente aristocratica ancora segnato dal devastante terremoto del 1456. I lavori furono affidati all’architetto fiorentino Giovanni Donadio detto il Mormando, il quale creò un edificio straordinario per modernità rinascimentale e ispirazione classicheggiante. Questo primo edificio, che aveva un solo piano elevato, è noto da varie incisioni e da un celebre dipinto seicentesco di Ascanio Luciano. Una loggia doveva far da fondale al cortile, ornato di verde. Ancor oggi si può ammirare, a coronamento del basamento in pietra piperno di Pianura in cui si apre il monumentale portone, il fregio a triglifi e metope sulle quali compaiono raffigurazioni a carattere militare nonché due coppie di ritratti: la prima raffigura una coppia giovane nella quale sono stati riconosciuti Giovanni di Sangro e Adriana Dentice, la seconda una coppia matura, identificata come Ferrante di Sangro e consorte. Il fregio dorico al di sopra del portone è decorato con un motivo classicheggiante di bucrani e patere. All’interno, il grande salone al primo piano nobile (attuale 2^ piano), oggi destinato a sala delle conferenze, conserva sulla volta la traccia della sua decorazione originaria, profondamente modificata in stile rococò nella ristrutturazione settecentesca con la raffigurazione dell’apoteosi di Eracle, mentre le pareti sono decorate con rilievi di trofei d’arme in stucco e grandi specchi.
Diversi furono i passaggi di proprietà e le conseguenti trasformazioni architettoniche subite dall’edificio, soprattutto dopo il terremoto del 1688. La sua identità di residenza urbana della nobiltà resta legata principalmente alla figura di Agostino Saluzzo, secondo duca di Corigliano, la cui famiglia ha origini liguri, che lo acquistò nel 1732. Il nuovo proprietario affidò all’architetto e Reale Ingegnere Filippo Buonocore i lavori di ristrutturazione, avendo cura di conservare sia la struttura del piano terra, con i fregi della famiglia, sia la scala monumentale in pietra di Genova, anch’essa rappresentativa delle origini della stirpe. Una radicale trasformazione e ampliamento del Palazzo si ha con l’aggiunta di un secondo piano (attuale 4^), destinato agli ambienti di rappresentanza (1733-1740), ovvero la Galleria Grande, dipinta con scene mitologiche e decorata con stucchi dorati mentre in corrispondenza del suo appartamento privato, sullo stesso livello, Agostino Saluzzo volle creare uno studiolo privato – il celebre Cabinet – di straordinaria originalità e raffinatezza. Sulle pareti interamente ricoperte di specchi realizzati su progetto del Buonocore si dipana la decorazione a intaglio e sculture a tutto tondo in legno dorato realizzata da Bartolomeo Ranucci; tra figure mitologiche e allegoriche compaiono ritratti del Duca. Il pavimento intarsiato è opera del marmoraro Crescenzo Tombaro.
Dopo alcuni interventi minori, nel corso dell’Ottocento il restauro di alcune parti del palazzo fu commissionato al primo architetto della Real Casa Gaetano Genovese. La famiglia Saluzzo ne rimase proprietaria fino al 1935 quando esso fu venduto all’Istituto della Previdenza Sociale che lo utilizzò per un trentennio, effettuando una serie di interventi che ne mortificarono la storica grandezza. Nel 1977 l’edificio venne acquistato dall’Istituto Universitario Orientale (attuale Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”), che ne commissionò il restauro e la trasformazione ad usi universitari. Il sisma del 1980 determinò la necessità di un intervento di consolidamento a livello delle fondazioni che comportò lo scavo archeologico della zona sottostante al cortile. Vennero alla luce un poderoso collettore degli inizi del II sec. a.C. e la massicciata di una strada nonché un ambiente seminterrato di età romana. La stratificazione ha inoltre documentato l’uso ininterrotto dell’area con le sue fasi medievali. I resti monumentali sono visibili nell’Aula delle Antichità, corredati da pannelli illustrativi.
Attualmente la sede di palazzo Corigliano ospita il Dipartimento Asia Africa e Mediterraneo e la sede del Sistema Bibliotecario di Ateneo - Sezione Corigliano.
Bibliografia
Irene Bragantini, Patrizia Gastaldi (a cura di), Palazzo Corigliano tra archeologia e storia, Istituto Universitario Orientale, Napoli 1985
Irene Bragantini, (a cura di), Ricerche archeologiche a Napoli : lo scavo di Palazzo Corigliano, Napoli 1990
Michele Fatica, Sedi e Palazzi dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", (1729-2005) = Seats and palaces of Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" (1729- 2005), Napoli 2005