
Grazie all’applicazione di un approccio interdisciplinare e di metodologie avanzate, uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports di Nature ha rivelato nuovi dati sulla dieta delle popolazioni che vivevano nel Sudan orientale nell’antichità.
L’analisi del tartaro da denti umani datati tra il IV e il II millennio a.C. provenienti dalle necropoli indagate dalla Italian Archaeological Expedition to the Eastern Sudan, missione dell’Università ‘L’Orientale’ e dell’ISMEO, diretta dal Prof. Andrea Manzo, ha permesso di affinare la conoscenza sullo sfruttamento delle risorse vegetali durante il Neolitico sudanese. All’interno del tartaro dentale, possono infatti restare inglobati frammenti di piante, fibre, pollini, batteri, e altri resti che consentono di ricostruire aspetti chiave della vita delle popolazioni antiche, compresi dieta, ambiente e salute. In particolare, lo studio ha rivelato che cereali, legumi e tuberi erano parte integrante della dieta e ha permesso di identificare alcune tecniche di preparazione del cibo, fornendo nuove prospettive sulla trasformazione degli alimenti nel Neolitico africano.
Oltre a quelli de ‘L’Orientale’, la ricerca ha coinvolto ricercatori delle università di Padova, ‘La Sapienza’ di Roma, Coimbra (Portogallo) e del Museo delle Civiltà di Roma. Le analisi, coordinate dalla dottoressa Giusy Capasso, si sono svolte presso il laboratorio DANTE dell’Università ‘La Sapienza’, sotto la guida della Prof.ssa Emanuela Cristiani, responsabile del Progetto ERC Starting Grant “HIDDEN FOODS”, che mira a ricostruire la dieta e la tecnologia dei cacciatori-raccoglitori antichi, integrando evidenze antropologiche e culturali.
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Giusy Capasso
Dopo aver conseguito la laurea triennale in Civiltà antiche e Archeologia: Oriente e Occidente (2013-2016) e quella magistrale in Archeologia Orientale (2018-2020) presso l’Università ‘L’Orientale’, ha conseguito il diploma di Specializzazione in Beni Archeologici (2020-2021) presso l’Università degli Studi di Padova, dove è attualmente dottoranda in Storia, Critica e Conservazione dei Beni Culturali.
Grazie alla sua formazione presso il Servizio di Bioarcheologia del Museo delle Civiltà di Roma e alla frequentazione di laboratori di elevata specializzazione di diversi Atenei, dal 2016 si occupa dello studio bio-antropologico di resti scheletrici umani inumati e cremati da diversi contesti archeologici, anche attraverso l’applicazione delle più recenti tecniche analitiche per la ricostruzione di aspetti legati allo stile di vita delle popolazioni del passato, quali mobilità e dieta. Il suo progetto di dottorato, in particolare, prevede la ricostruzione di fenomeni di gerarchizzazione sociale e di mobilità in Veneto durante l’età del Ferro, attraverso lo svolgimento di analisi isotopiche e paleo-proteomiche sul campione scheletrico e dentario umano proveniente dalla necropoli del Piovego di Padova.
Nel corso degli ultimi anni ha partecipato a più riprese, in qualità di esperto bio-antropologo, a campagne di scavo in Italia e in diversi paesi orientali quali Sudan, Pakistan ed Arabia Saudita, in collaborazione con l’ISMEO (Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente), con diversi Atenei italiani e con ditte archeologiche straniere. In particolare, dal 2017 è membro bio-antropologo dell’Italian Archaeological Expedition to the Eastern Sudan, diretta dal Prof. Andrea Manzo, e si occupa dello studio dell’impatto della transizione neolitica sui gruppi umani del Sudan orientale.
Per il futuro, Giusy aspira a contribuire in modo significativo al progresso della bio-archeologia, sviluppando nuove opportunità di ricerca e collaborazioni interdisciplinari, per continuare ad approfondire la comprensione dei complessi fenomeni socio-culturali che hanno interessato i gruppi umani del passato, utilizzando metodologie avanzate e innovative.